La protagonista di questo spettacolo è Habibati, un bambina che vive momenti di tenerezza con il padre; giocano insieme, dialogano su temi importanti, come l'intima connessione che lega tutti gli esseri viventi, le passioni come la musica e la danza, la libertà di essere se stessi facendo brillare la stella che è dentro di sé. Con il trascorrere del tempo Habibati cresce e assume le sembianze di una ragazzina e poi di un adolescente fino ad essere adulta. L'amore del padre è talmente grande che, anche dopo il distacco dal padre, Habibati trae la forza e l'energia di rinascere facendo fiorire gli insegnamenti paterni. Lo spettacolo mette in scena l'altalena emotiva che contraddistingue la vita umana attraverso la diversità dei ritmi e degli stili, conciliando l'euforia e la dinamicità con la nostalgia e lo smarrimento in una sintesi equilibrata e delicata.
Questa è la storia di un grande amore, quello che lega un padre e una figlia. Nella lingua araba i suoni per dire “amore mio” sono ha-bi-bi, se ci rivolgiamo all’amato, e ha-bi-ba-ti, se ci rivolgiamo all’amata. Quando a chiamarci Habibati era nostro padre però, quelle parole si tingevano di un altro significato, erano il contrassegno di una relazione unica. Il dialogo d’amore fra Habibati e suo padre è un viaggio nella loro vita insieme, nella tenerezza degli attimi vissuti durante la crescita di Habibati, contraddistinta dalla presenza pregnante dell’amore paterno fino all’età adulta. Poi qualcosa irrompe nella loro vita, un evento tragico che impone un distacco prematuro. Il dolore della perdita però diventa anche il seme della rinascita interiore. In questo alternarsi di gioia e dolore Habibati danza perché la danza accompagna ogni tonalità emotiva, esprime, trasporta, sublima, interpreta… ogni nota riverbera l’intensità di sentimenti contrastanti, e diviene unità necessaria e insopprimibile degli opposti che è l’essenza di tutte le cose.